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Comune di Sarroch
Sarroch

Nuraghe Antigori

Il nuraghe Antigori si trova circa 3 chilometri a Nord del centro abitato di Sarroch, sulla cima di una cresta rocciosa che domina la piana costiera occupata dall’insediamento industriale SARAS. Tra il 1979 e il 1986 vi furono effettuate alcune campagne di scavo archeologico sotto la direzione di Maria Luisa Ferrarese Ceruti. Dall’avvio degli scavi fino al momento del decesso, la professa Ceruti pubblicò i risultati delle ricerche in una serie di articoli di fondamentale importanza per lo sviluppo dell’archeologia nuragica, illustrando i documenti del contatto e dell’interazione tra la civiltà dei nuragici e i navigatori e gli approdati in Sardegna. Anzi, la particolare rilevanza del tema dei contatti e scambi culturali ha portato per qualche tempo il nuraghe Antigori e la civiltà nuragica sulla ribalta nazionale e internazionale degli studi sui rapporti tra le civiltà del Mediterraneo occidentale e orientale, con specifico riferimento al ruolo delle piccole e grandi isole come luoghi privilegiati non solo per l’approdo e lo scalo ma anche per la convivenza, l’interazione, la rielaborazione e trasmissione di beni materiali e di comportamenti culturali. È un classico nuraghe, Antigori appare come una sorta di cittadella fortificata contraddistinta dalla complessità strutturale e dall’ubicazione arroccata e dominante. Essa occupa l’estremità nord-occidentale di una cresta di roccia scistosa, delimitata a Nord da un fronte verticale e formante un piccolo pianoro in ripida pendenza verso Sud. Il complesso è costituito da un nucleo originario in posizione periferica al vertice nord-orientale (torri C-D) e da un’ampia cinta muraria con cortine rettilinee e torri semicircolari sporgenti sui lati Nord-est (torre B), Est (torri F, G) e Sud (torre H, ingresso I), mentre i lati Ovest e Nord-ovest sono delimitati dai costoni rocciosi naturali a strapiombo. Lo spazio racchiuso è disseminato di piccoli ambienti (A, E, N, P, Q, R, S). Ti ritenne disponibile le emergenze rocciose. Sulle pareti di roccia si notano anche alcuni anfratti adattati dall’opera umana, uno dei quali (O) è stato interpretato come sepoltura per la presenza di abbondanti ossa umane. Almeno altri due ambienti nuragici si individuano nel settore sud-occidentale. Infine, sull’estremità occidentale del pianoro si trova anche un edificio romano costituito da due ambienti quadrati affiancati (L-M), uno dei quali in opera cementizia con probabile volta a botte. Le strutture perimetrali hanno aperture piuttosto irregolari a causa dell’adattamento al basamento e agli spuntoni rocciosi. L’aspetto delle murature varia a seconda dei tipi di pietra impiegati e delle modalità di lavorazione e di messa in opera; i parametri esterni delle torri B, C e D sono di tipo poliedrico, mentre quelli della torre F e soprattutto della torre H e della cortina meridionale in cui si apre l’ingresso I hanno un aspetto subquadrato veramente ciclopico. La torre C, costruita con blocchi di scisto bianco, conserva la camera inferiore e la base di quella superiore. La camera inferiore ha la copertura a cupola ancora integra; a causa della conformazione del basamento roccioso, è priva di ingresso alla base e accessibile solo da quella superiore tramite una scala intermurata. La camera superiore è stata scavata scientificamente fino a mettere in evidenza il pavimento lastricato e ha restituito un complesso deposito stratificato di età nuragica, dal Bronzo Recente agli inizi dell’età del Ferro. La torre D, costruita proprio sulla sommità dello sperone roccioso, si presenta in cattive condizioni di conservazione e forse è stata anche alterata in tempi successivi. Il ramo settentrionale della cinta fortificata sorge proprio sul bordo del costone roccioso a strapiombo e pertanto si presenta mutilo nei tratti in cui il costone stesso è finito. Della torre B, posta su una sporgenza del costone a Ovest della torre C, si conservano solo due tratti laterali del paramento esterno, troncati obliquamente dai crolli che hanno cancellato il resto della struttura fino alla base. Forse un’altra torre si trovava ancora più a Ovest, su un’altra sporgenza del costone; la sua esistenza è solo indiziata da un breve residuo di muro curvilineo che si diparte dalla cortina rettilinea, come si vede nei resti della vicina torre B. Il ramo orientale meridionale della cinta fortificata si dispiega sul ripido pendio a Sud delle torri C e D. Non è chiaro se la serie di torri e cortine sia nata da un unico progetto o da sviluppi articolati nel tempo: l’aspetto veramente ciclopico della muratura subquadrata della torre H e della cortina meridionale in cui si apre l’ingresso I suggerisce che questa sia la parte più recente del complesso, forse progettata come ampliamento di una cinta precedente più ristretta. La torre F, scavata scientificamente fino alla roccia con un deposito stratificato dal Bronzo Recente all’età del Ferro, si presenta tagliata obliquamente dai crolli, con la parte a valle ridotta al solo filare di base. I ruderi delle torri G e H, non ancora scavate, sono solo parzialmente visibili tra il materiale di crollo e la vegetazione; l’unico tratto evidente è quello esterno occidentale della torre H, raccordato ad angolo con la cortina meridionale che all’estremità opposta si appoggia a sua volta alla roccia. Nella cortina si apre l’ingresso I, ora ostruito dal pietrame di crollo, con gli stipiti e l’architrave costituiti da blocchi veramente poderosi: sul retro dell’ingresso si osserva l’andamento del corridoio in ascesa verso il pianoro con un passaggio laterale di raccordo con la camera della torre H. Sul pietrame di crollo che colma l’andito giace un grande mensolone in arenaria, residuo evidente delle strutture isodome che in origine coronavano questo settore e probabilmente tutta la cinta perimetrale della cittadella di Antigori. L’apparente isolamento del mensolone e la sua giacitura superficiale sopra l’accumulo di crollo (e non alla base di esso, come sarebbe logico in conseguenza della sua originaria collocazione sommitale) suggeriscono che esso fosse stato fin da tempi antichi rimosso e rimpiegato in altre strutture. Dei numerosi edifici interni originalmente esistenti sono visibili solo quelli scavati scientificamente, ma purtroppo anche gravemente danneggiati dai clandestini (A, N, P, Q, R, S, T). Essi presentano planimetrie di varia figura, a causa dei condizionamenti imposti dagli spuntoni rocciosi e dal progressivo esaurimento dello spazio disponibile; i loro muri perimetrali hanno un aspetto piuttosto discontinuo a causa dell’impiego di blocchi di piccole dimensioni, di varia forma e di diversa natura litologica. Si nota un forte impiego di conci a cuneo in arenaria, spesso a partire da una certa quota in su, che denotano un esteso riutilizzo di elementi isodomi estratti dalle parti più elevate della cinta perimetrale e suggeriscono una fase di intensa ristrutturazione degli edifici interni. Alcuni di questi, indagati scientificamente, risultano costruiti e occupati fin dal Bronzo Medio e Recente, mentre la fase di ristrutturazione si può collocare nel Bronzo Finale e nel Primo Ferro; quest’ultimo deve essere anche il periodo di parziale smantellamento della cinta perimetrale. Considerato il limitato spessore murario, è probabile che gli edifici interni avessero un solo piano; inoltre, nonostante la scarsità dei dati pubblicati, le superfici utili assai diverse suggeriscono che essi avessero funzioni differenziate, non solo per abitazione ma anche per immagazzinamento o forse per culto: queste ultime funzioni sono assai probabili in particolare per il vano A, che è caratterizzato da una superficie utile ridottissima, da un accesso disagevole e dalla presenza della maggior parte dei frammenti ceramici di provenienza micenea, minoica e cipriota o di imitazione locale.

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